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lunedì 7 luglio 2025

“Study Together”: ChatGPT diventa compagno di studio — Rivoluzione o rischio educativo?

OpenAI testa una nuova funzione che trasforma ChatGPT in partner virtuale per lo studio condiviso. 

Un’innovazione che promette di cambiare radicalmente il modo in cui studenti e professionisti imparano. Ma ci sono anche rischi da non ignorare. Nel silenzio pulsante delle biblioteche e nei ritmi frammentati delle aule virtuali, si affaccia una nuova era dell'apprendimento: ChatGPT, l’intelligenza artificiale sviluppata da OpenAI, sta sperimentando una funzione chiamata “Study Together”, pensata per rendere lo studio non più un’attività solitaria ma un'esperienza condivisa e interattiva. La notizia è stata lanciata da BleepingComputer, portale autorevole nel campo della tecnologia, e ha subito acceso il dibattito tra entusiasti dell’innovazione e custodi del metodo tradizionale.

L’idea è tanto semplice quanto dirompente: creare un ambiente virtuale dove si possa studiare insieme ad altri utenti o con l’assistenza costante di ChatGPT stesso, quasi fosse un compagno sempre disponibile, paziente, instancabile. Un assistente che non giudica e non si stanca, che aiuta a ripetere concetti, simulare quiz, risolvere esercizi o chiarire dubbi all’istante.

Ma cosa significa davvero “studiare insieme” con un’intelligenza artificiale? E dove ci porterà questa trasformazione?

Secondo l’articolo originale di BleepingComputer  https://www.bleepingcomputer.com/news/artificial-intelligence/chatgpt-is-testing-disruptive-study-together-feature/, la funzione “Study Together” è attualmente in fase di test, riservata a un numero limitato di utenti, ma promette di aprire scenari inediti nel campo dell’educazione. L’utente potrà scegliere di lavorare da solo con l’IA o coinvolgere amici in sessioni condivise, dove l’assistente AI fungerà da facilitatore, tutor, organizzatore e anche motivatore.

La promessa è seducente. Studiare non sarà più un esercizio in solitaria, ma un viaggio assistito, ritmato dalla presenza costante di un’intelligenza che conosce il nostro stile di apprendimento, anticipa le difficoltà e propone percorsi personalizzati. Soprattutto, elimina gli ostacoli dell’imbarazzo o della lentezza, dando a tutti l’opportunità di apprendere senza pressioni esterne.

Tuttavia, in questa prospettiva apparentemente luminosa, si nascondono anche delle ombre. È giusto delegare all’IA una parte così intima e formativa della crescita personale come lo studio? Non rischiamo, in nome dell’efficienza, di sacrificare la fatica, l’errore, il confronto umano, tutti elementi imprescindibili per un apprendimento autentico?

L’aspetto positivo è senza dubbio l’accessibilità. Pensiamo a studenti con difficoltà di apprendimento, a chi lavora e può studiare solo di notte, a chi vive in zone isolate o non può permettersi un tutor privato. ChatGPT diventa un alleato silenzioso e potente, capace di colmare diseguaglianze strutturali e rendere l’istruzione più democratica. Inoltre, la possibilità di collaborare con altri utenti, anche a distanza, costruisce una dimensione nuova di apprendimento collettivo, che spezza l’isolamento tipico dello studio individuale.

Ma ci sono anche lati critici, e vanno affrontati con sincerità. Uno su tutti: il rischio di eccessiva dipendenza. Se lo studente si affida completamente all’IA, rischia di smettere di interrogarsi, di esplorare, di sbagliare. Perché è proprio l’errore a costruire la consapevolezza. C'è poi il pericolo che si perda la capacità di riflessione profonda, quella che nasce dal silenzio, dalla lentezza, dalla noia persino.

Il secondo nodo riguarda la veridicità e l’autorevolezza delle informazioni. Anche le intelligenze artificiali possono sbagliare o offrire risposte parziali, e se l’utente non ha gli strumenti per valutare criticamente ciò che riceve, può cadere in una trappola: accettare ogni suggerimento dell’IA come verità assoluta.

Inoltre, la condivisione con altri utenti, se non gestita con regole precise, può diventare una distrazione più che un aiuto. L’ambiente digitale offre sì una possibilità di connessione, ma anche un potenziale terreno di dispersione, dove l’attenzione è fragile e il tempo facilmente diluito in conversazioni secondarie.

C’è poi il grande interrogativo etico: come verranno trattati i dati generati durante queste sessioni di studio condiviso? Saranno usati per addestrare ulteriormente i modelli? E con quale trasparenza verrà gestita questa parte del processo?

Non si tratta di demonizzare la novità, né di idealizzare il passato. Il punto è un altro: ogni strumento, anche il più innovativo, va compreso, contestualizzato, educato. Non possiamo affidare la nostra crescita a un algoritmo se non siamo noi i primi a educarlo con le nostre domande, le nostre paure, i nostri desideri.

“Study Together” potrebbe segnare una svolta epocale. Ma perché sia una rivoluzione utile e non un’illusione lucente, occorre un pensiero critico, un accompagnamento umano, un progetto educativo consapevole. L’intelligenza artificiale non deve sostituire l’intelligenza umana, ma potenziarla. Non deve togliere l’anima allo studio, ma aiutarla a brillare meglio.

Nel mondo dell’istruzione, dove spesso l’innovazione si scontra con l’inerzia delle istituzioni, una proposta come questa può diventare motore di rinnovamento, a patto che venga accolta con spirito di vigilanza e apertura. Non è lo strumento che fa la differenza, ma l’uso che se ne fa.

In fondo, studiare è sempre stato un atto di fiducia: fiducia nella possibilità di crescere, di capire, di cambiare. Se ChatGPT saprà farsi compagno senza diventare padrone, allora “Study Together” sarà davvero una conquista. Ma se diventerà scorciatoia, rifugio o peggio ancora sostituto del pensiero, allora rischia di lasciarci più soli, nonostante la sua promessa di compagnia.

Il futuro, come sempre, non è scritto. Ma possiamo scriverlo insieme. Anche studiando. Anche con un’intelligenza artificiale al nostro fianco. Purché resti uno strumento e non una stampella permanente.

E allora sì, ben venga il cambiamento. Ma con occhi aperti e cuore vigile.





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giovedì 19 dicembre 2024

Strategie pratiche per trovare un equilibrio sano nell’era digitale

Come aiutare gli adolescenti a vivere un rapporto più sereno con la tecnologia.

Nell’epoca in cui viviamo, il rapporto tra adolescenti e tecnologia è una delle sfide più complesse che un genitore possa affrontare. I social media, con le loro notifiche incessanti e il flusso continuo di immagini e video, attirano i giovani in un mondo che può sembrare irresistibile, ma che comporta anche rischi significativi. Cyberbullismo, perdita di concentrazione e isolamento sociale sono solo alcune delle problematiche che possono emergere.

Attraverso i miei libri e i miei blog, ho dedicato molto spazio a queste tematiche. Il mio ultimo lavoro, Le Alchimie della Mente (preordinabile su bookroad.it), affronta proprio il tema del rapporto con la tecnologia e le sue implicazioni. Opere come Il regno sommerso di Coralyn, Lasciato Indietro (selezionato da Casa Sanremo Writers 2025) e Scrivere al futuro offrono strumenti pratici per guidare i genitori nell’educare i propri figli all’uso consapevole della tecnologia.

Capirsi è il primo passo: il potere del dialogo. Affrontare questo tema non significa imporre regole rigide, ma aprire un dialogo autentico. Parlare con le proprie figlie è fondamentale per comprendere come vivono il mondo digitale. Chiedere cosa trovano di interessante nei social media o se hanno mai affrontato situazioni difficili online aiuta a creare un clima di fiducia.

Mostrare empatia e interesse sincero è il primo passo verso il cambiamento. Spiegare le proprie preoccupazioni senza giudicare permette di avvicinarsi alle loro esperienze. Dino Tropea, nel suo libro Scrivere al futuro, sottolinea che il coinvolgimento emotivo e il rispetto reciproco sono essenziali per costruire una relazione che favorisca una crescita consapevole.

Regole condivise per un uso equilibrato. Non serve imporre divieti; è molto più efficace lavorare insieme per stabilire regole che rispettino le esigenze di tutti. Ad esempio, spegnere i dispositivi durante i pasti o prima di andare a dormire può migliorare la qualità del sonno e dei momenti in famiglia.

Un’idea pratica è creare un "contratto familiare". Scrivendo insieme le regole e firmandole, ogni membro della famiglia si sente responsabile. Lasciarle in un luogo visibile, come il frigorifero, aiuta a ricordarle quotidianamente. Quando le regole sono percepite come decisioni condivise, è più probabile che vengano rispettate.

La tecnologia come alleata: le app di controllo parentale. Usare la tecnologia per gestire la tecnologia può sembrare un paradosso, ma esistono strumenti pensati proprio per questo scopo. Le app di controllo parentale sono utili per monitorare e limitare l’uso dei dispositivi senza invadere la privacy.

FamiSafe è una delle soluzioni più complete. Permette di monitorare l’attività sui social media, tracciare la posizione e impostare limiti di tempo. È ideale per genitori che vogliono avere un quadro chiaro della vita digitale dei propri figli.

Google Family Link è gratuito e consente di bloccare app specifiche e di impostare un orario massimo di utilizzo giornaliero. La sua semplicità lo rende perfetto per chi cerca una soluzione intuitiva.

Bark, invece, è pensato per chi teme episodi di cyberbullismo o esposizione a contenuti pericolosi. Analizza le conversazioni sui social e avvisa i genitori in caso di situazioni problematiche.

Se il focus è sulle piattaforme più popolari come Instagram e TikTok, Kido Protect offre strumenti specifici per controllare i contenuti visualizzati e pubblicati.

Per una supervisione più generale, Qustodio combina monitoraggio e controllo. Blocca siti inappropriati e gestisce il tempo trascorso online, offrendo un supporto completo per garantire un uso responsabile della tecnologia.

Questi strumenti non sostituiscono il dialogo, ma lo completano. Spiegare alle tue figlie perché utilizzi queste app le aiuterà a capire che non si tratta di controllo, ma di cura e protezione.

Consapevolezza digitale: educare ai rischi del web. Molte adolescenti non si rendono conto delle implicazioni di certi comportamenti online. È importante parlare dei pericoli del cyberbullismo, della condivisione eccessiva di informazioni personali e della dipendenza dai like.

Non limitarti a dire cosa non fare: mostra esempi concreti. Raccontare storie reali o condividere video che trattano questi argomenti può rendere il messaggio più incisivo. Aiutare le tue figlie a sviluppare una maggiore consapevolezza le rende più forti e autonome nel navigare il mondo digitale.

Scoprire la vita offline: un’alternativa positiva. 
Ridurre il tempo davanti agli schermi è più facile se ci sono alternative interessanti. Proporre attività come uno sport, un corso di danza o un hobby creativo aiuta a distogliere l’attenzione dai dispositivi e a sviluppare nuove competenze.

Anche organizzare serate in famiglia può diventare un momento speciale. Cucinare insieme, guardare un film o giocare a carte rafforza i legami e crea ricordi positivi. Le alternative offline devono essere presentate come opportunità, non come punizioni.

Il potere dell’esempio. Le figlie imparano osservando. Se vuoi che trascorrano meno tempo sui dispositivi, anche tu devi mostrare equilibrio. Evitare di controllare il telefono durante i pasti o mentre parli con loro è un messaggio potente.

Un genitore che dimostra di poter vivere momenti significativi senza tecnologia insegna che il vero valore risiede nelle relazioni autentiche.

Una riflessione da portare con sé. "L’educazione digitale non è una battaglia contro la tecnologia, ma un cammino verso la consapevolezza. Solo quando impariamo a usarla con equilibrio, possiamo trasformarla in uno strumento di crescita." 

In conclusione, affrontare l’uso eccessivo della tecnologia nelle figlie adolescenti è una sfida complessa, ma non impossibile. Con un dialogo aperto, regole condivise, strumenti adeguati e attività alternative, puoi aiutare le tue figlie a vivere un rapporto più sano con il mondo digitale.

Se cerchi una guida per approfondire queste tematiche, i miei libri possono offrirti supporto concreto e ispirazione. Inizia con Scrivere al futuro e scopri Le Alchimie della Mente, un viaggio verso una tecnologia più consapevole e sostenibile.

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L’amore che non c’è: quando l’intelligenza artificiale ci accarezza l’anima… ma ci lascia soli

“C'è una voce che ci parla, ci ascolta, ci consola. Ma quella voce non ha un cuore. E noi, a volte, lo dimentichiamo.” Esiste un nuov...